Maometto e i Fiori del Corano. Storie di Saggezza e Detti del Profeta di Hafez Haidar (a cura di)

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Maometto e i Fiori del Corano. Storie di Saggezza e Detti del Profeta
Maometto e i Fiori del Corano. Storie di Saggezza e Detti del Profeta

L’immaginario dominante in Occidente, oggi, collega l’Islam all’idea di una cultura intrinsecamente violenta, retriva e oscurantista, che rifiuta dogmaticamente le gradevolezze della vita, reprime la ricerca di conoscenza, inibisce lo sviluppo delle arti e della bellezza, considera il corpo, specialmente femminile, come fonte di peccato. Storicamente, tuttavia, questa civiltà si è affacciata in Asia e in Europa con un volto assai più ricco, complesso, diverso: nel Medioevo, e nei secoli seguenti, è stata la cultura araba a portare nel Vecchio continente conoscenze scientifiche e matematiche, importanti tecniche e prodotti dell’Oriente, una letteratura profonda e raffinata, facendo diventare “Islam” sinonimo di sapienza e delizie «da Mille e una notte». In questo volume Hafez Haidar, esperto di letteratura e cultura araba, ci riporta all’essenza di quella civiltà, presentando scritti coevi al Corano – racconti, parabole, detti del Profeta, massime sapienziali – che dimostrano l’autenticità di un “altro Islam”, poco conosciuto, in grado di illuminare il proprio tempo attraverso la profondità della fede e della gioia di vivere.

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L’immaginario dominante in Occidente, oggi, collega l’Islam all’idea di una cultura intrinsecamente violenta, retriva e oscurantista, che rifiuta dogmaticamente le gradevolezze della vita, reprime la ricerca di conoscenza, inibisce lo sviluppo delle arti e della bellezza, considera il corpo, specialmente femminile, come fonte di peccato. Storicamente, tuttavia, questa civiltà si è affacciata in Asia e in Europa con un volto assai più ricco, complesso, diverso: nel Medioevo, e nei secoli seguenti, è stata la cultura araba a portare nel Vecchio continente conoscenze scientifiche e matematiche, importanti tecniche e prodotti dell’Oriente, una letteratura profonda e raffinata, facendo diventare “Islam” sinonimo di sapienza e delizie «da Mille e una notte». In questo volume Hafez Haidar, esperto di letteratura e cultura araba, ci riporta all’essenza di quella civiltà, presentando scritti coevi al Corano – racconti, parabole, detti del Profeta, massime sapienziali – che dimostrano l’autenticità di un “altro Islam”, poco conosciuto, in grado di illuminare il proprio tempo attraverso la profondità della fede e della gioia di vivere.

 

INTRODUZIONE Le biografie scritte sul profeta Muhammad (pbsdl), italianizzato in Maometto(pbsdl), sono, come comprensibile, innumerevoli e in tutte le lingue del globo. Anche in italiano ve ne sono parecchie in circolazione. È dunque necessario spiegare in cosa questa monografia si distinguerebbe dalle altre. Tralasciando i contributi di scarso valore scientifico si hanno tre tipologie di biografie del Profeta (pbsdl) reperibili in italiano: quella dei “vecchi orientalisti”; quella dei “nuovi orientalisti”; quella dei credenti. Tra i vecchi orientalisti vi è da segnalare Tor Andrae, che era un vescovo luterano, la cui biografia, Maometto(pbsdl), la sua vita e la sua fede, è scientificamente ineccepibile se si considerano i tempi remoti in cui fu scritta (gli anni Trenta del Novecento), è simpatetica con il suo personaggio, ma, come ovvio, è narrata attraverso gli occhi di un cristiano militante, e dunque offre di Muhammad/Maometto (pbsdl) una lettura deformata e non sempre corrispondente ai dati e ai criteri storici e storiografici, o quanto meno largamente speculativa. Di segno opposto la prospettiva del marxista Maxime Rodinson, il cui pur fondamentale libro, presenta i pregi, ma soprattutto i molti difetti di un’interpretazione materialistico-storica che, applicata a tematiche religiose, finisce per risultare insoddisfacente o addirittura improduttiva. La penna sempre brillante di Francesco Gabrieli rende piacevole la lettura del suo Maometto (pbsdl) e le grandi conquiste arabe,  ma non riesce a celare il (pre)giudizio sostanzialmente negativo dell’autore, un grande studioso che però non ha mai fatto mistero delle profonde riserve che nutriva nei confronti della civiltà arabo-musulmana. Sergio Noja ha scritto una biografia nella sostanza tradizionale, tradizionale, di impianto classico, largamente superata nelle interpretazioni e nell’approccio critico, ma sotto certi aspetti ancora leggibile. Tra i nuovi orientalisti colloco al primo posto Claudio Lo Jacono, già professore all’Orientale di Napoli e quindi presidente dell’Istituto per l’Oriente «Carlo Nallino», autore di diversi contributi su Muhammad/Maometto (pbsdl):6contributi tutti rigorosi, analitici, dotti, ma, al mio sentire, forse un po’ asettici. L’importante libro di Fred Donner, Maometto (pbsdl) e le origini dell’Islam,7 sarà discusso dettagliatamente nel capitolo quarto, per cui non mi ci soffermo qui. Michael Lecker e Roberto Tottoli hanno offerto una intelligente e documentata antologia di testi di autori classici,8 poi confluita in una pubblicazione piú onnicomprensiva curata da Alberto Ventura.9 Tra i credenti, si segnalano le biografie di Tariq Ramadan e di Martin Lings. Quest’ultimo (un inglese convertito all’Islam) propone una sistematica narrazione di tipo tradizionale, non critica, però rigorosamente fondata sulle fonti primarie della storiografia musulmana e ovviamente sul Corano.10 Il lavoro di Lings è compatto e la tessitura delle citazioni e dei rimandi intertestuali sembra quasi auto-confermare e auto-verificare il racconto. Il libro di Tariq Ramadan, autore di famiglia araba ma svizzero di nascita e di passaporto, pubblicato nel 2007, è affascinante e molto accurato, ma naturalmente “di parte”.11 La figura del Profeta è tratteggiata soprattutto dal punto di vista etico ed esemplare, allo scopo di definire il modo di essere e agire del buon musulmano nella sua imitatio Muhammadi. Ciò detto, la mia proposta si distingue dalle precedenti perché, rispetto alle biografie della “vecchia” orientalistica è ovviamente aggiornata agli studi piú recenti, e inoltre cerca di sottrarsi ai molti pregiudizi e alle molte pre-comprensioni, per lo piú inficiate da (qualche volta apertamente dichiarato) eurocentrismo, che la caratterizzavano. Rispetto alle biografie della “nuova” orientalistica, la mia si prefigge uno sguardo dall’interno, in qualche modo non indifferente, privilegiando cioè il punto di vista auto-analitico della storiografia musulmana classica e contemporanea, e delle fonti primarie. L’approccio, se non orientalistico nel senso deleterio di Edward Said, della storiografia (presuntivamente) sine ira et studio (che non esiste per quanto lo storico si sforzi di essere obiettivo) finisce per giudicare anche quando non vuole. Ovviamente, il problema dell’aggiornamento della bibliografia secondaria rimane, ma ciò è implicito in ogni lavoro serio. Infine, rispetto alle biografie dei musulmani, questo libro manterrà e rivendicherà l’analisi critica e storicizzante che il credente spesso sacrifica in nome dell’apologia e dell’agiografia. Il proposito di capire l’Islam e il suo Profeta da parte di un occidentale, quale io sono, imbevuto per educazione di cultura europea, al modo in cui sono intesi dai musulmani (o almeno di tentare), credo sia metodologicamente fondamentale, perché è impossibile comprendere l’altro se non ci si mette nei suoi panni. Spesso si accusano i musulmani di fraintendere la cultura occidentale: ed è verissimo, ogni volta che i musulmani salafiti pretendono di giudicare, poniamo, la democrazia alla luce del califfato di ‘Umar. Ma allora deve valere anche il contrario: non possiamo comprendere il messaggio del Corano e la personalità di Muhammad/Maometto se li paragoniamo ai Vangeli e al Cristo, o, ancor peggio, al cattolicesimo post-tridentino o neo-tomista, oppure ancora decostruendo la figura del Profeta per mero spirito polemico. Unicuique suum. Ecco perché il presente libro avrei voluto si fosse intitolato Muhammad (pbsdl) e non Maometto (pbsdl), se solo il nome arabo non avesse disorientato il lettore italiano (come sconcerterà il musulmano l’esibire in copertina il presunto volto del Profeta). Un importante libro di Ignaz Goldziher di fine Ottocento (è stato pubblicato nel 1889-1890) si intitolava Muhammedanische Studien (e non Islamische Studien) ma si era all’epoca degli imperi e del colonialismo trionfante (Edward Said potrebbe insegnare ancora molte cose). Chiamare il Profeta col suo nome arabo, Muhammad(pbsdl), e non con la storpiatura Maometto(pbsdl), avrebbe significato rispettarne maggiormente la figura oltre che collocarla subito nel suo contesto storico appropriato. Last but not least, i musulmani si ritengono musulmani e non maomettani, visto che non adorano Muhammad (pbsdl) come i cristiani adorano Cristo, e appunto perciò si chiamano cristiani. Non si tratta di questioni di lana caprina: oltre al metodo, coinvolgono l’ideologia. Sebbene l’Islam sia religione dell’Occidente,12 anzi proprio per ciò, l’arabo e il musulmano rappresentano l’“altro” par excellence della cultura europea – e viceversa, naturalmente. Il confronto tra Gesú Cristo e Maometto/Muhammad(pbsdl), due personalità profondamente diverse anche se non del tutto antitetiche, risulta quasi spontaneo, ma è fomite di pericolosi fraintendimenti se condotto senza acribia. Il nome di Gesú e il Cristianesimo, e il Giudaismo, saranno evocati spesso, e inevitabilmente, in questo libro. È essenziale perciò che il lettore sappia discernere la passione del ricercatore dall’oggettività dei fatti. Excusatio che, se non petita, mi pare necessaria quando si tratta di argomenti sensibili come i profeti, le religioni e le credenze.

  • Nota: l’eulogia (pbsdl) è stata aggiunta su questo sito

 

 

 

 

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