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Sahih al-Bukhari Detti e fatti del profeta dell’Islam

Detti e fatti del profeta dell'Islam

Detti e fatti del profeta dell'Islam

Sahih al-Bukhari Detti e fatti del profeta dell’Islam

l’opera è curata dagli orientalisti V. Vacca (a cura di), S. Noja (a cura di), M. Vallaro (a cura di)

Un uomo dagli abiti candidi e dai capelli di un nero intenso si sedette di fronte al Profeta (…) e gli disse: “O Muhammad (…) dimmi che cos’è l’Islam?”. Il Messaggero di Allah disse: “L’Islam è che tu testimoni che non c’è altro Dio che Allah e che Muhammad è il Messaggero di Dio”.

Detti e fatti del profeta dell'Islam
Detti e fatti del profeta dell’Islam

PREMESSA di Francesco Gabrieli

Questo quarto volume della sezione islamica nei « Classici delle religioni » presenta al lettore non specialista una materia nuova, e quanto mai tipica della medievale civiltà arabo-musulmana. Dopo il Corano nella versione di Moreno, gli Scritti scelti di al-Ghazālī di L. Veccia Vaglieri e R. Rubinacci, i Buḫārī ( III sec. ègira,/IX d. C.), la più illustre raccolta canonica di ḥadῑṯ o detti attribuiti al Profeta, tramandataci dal Medioevo islamico. Cosa siano propriamente questi ḥadῑṯ, che materia abbraccino, in che forma siano redatti, che grado di attendibilità abbiano rispetto alla massima autorità religiosa che li avrebbe formulati, è quanto il lettore troverà largamente illustrato nella Introduzione del Noja, uno dei due antologisti e traduttori. Qui ci preme subito far rilevare l’enorme importanza che la ricerca, la raccolta, lo studio e la trasmissione di questo genere di materiale ha avuto nel corso dei secoli per la civiltà e la cultura dell’Islàm. Generazioni e generazioni di musulmani, dagli opposti confini dell’ecumene islamica, dall’Asia Centrale alla Spagna, han viaggiato e studiato, insegnato e discettato, e son vissuti in intima comunione con questa letteratura di loghia del Profeta (giuridici, rituali, edificanti, politici e così via), in cui la scienza islamistica dell’Occidente tende a veder rispecchiata, nelle infinite sue tesi, tendenze, scuole, eresie, la società dei fedeli di un probabile nucleo autentico, che pure (a scanso di equivoci) non può essere escluso per una più o meno larga parte di tali ḥadῑṯ; più importa osservare come essi abbian formato comunque la spina dorsale, per dir così, della cultura giuridico-religiosa musulmana, nel cui complesso l’Islàm si è riconosciuto, collocandoli subito dopo, e talora persino alla pari col suo Libro sacro, diretta parola di Dio . A questa scelta, versione e annotazione hanno  collaborato due nostri islamisti: Virginia Vacca, decana oggi, con mirabile freschezza di spirito, di tutti gli arabisti italiani; e Sergio Noja, che dal suo maestro milanese Galbiati ha ereditato l’interesse per gli aspetti soprattutto religiosi, giuridici, istituzionali dell’Islàm e del Cristianesimo d’Oriente; entrambi coadiuvati da un giovane collaboratore, Michele Vallaro. La densa ed estrosa introduzione del Noja illustra la storia del genere, e i propri criteri di scelta, che giustamente dà il posto loro competente ai ḥadῑṯ giuridici e rituali, pur non ignorando quelli etici ed edificanti. Le ben capitoletti introduttivi alle singole sezioni, e le copiose note, rendono questa antologia buḫàriana, così congegnata da Noja, equivalente a un vero e proprio manuale di diritto musulmano. La parallela scelta di V. Vacca d’altra parte, come sempre negli scritti di questa studiosa, mostra la sua capacità di cogliere il tipico e caratteristico nella materia trattata, e di renderlo con eleganza e occorrendo con humor alla curiosità del profano. Rendere interessante una materia spesso grigia, opaca, minuziosa fino alla pedanteria, non é da tutti, ed è merito, crediamo, dei due traduttori l’esserci nell’insieme riusciti . Non dimentichiamo che scopo di chi coniò questi loghia, dal Profeta meccano a tutti coloro che alla sua autorità li attribuirono, non fu di interessare e dilettare letterariamente, ma di istruire, guidare, edificare i credenti, di dar loro un filo conduttore in questa vita, e uno stimolo alla ricerca dell’eterno. Con la comprensione di un tale fine e un tale spirito essi van letti, anche fuori della loro originaria veste araba: e così li affidiamo alle anime religiose che con essi verranno tra noi a contatto.

 

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